16 Ott Murano: storia millenaria dell’isola del vetro
Nell’antichità Murano si presentava come un vicus ossia un aggregato di semplici case e terreni in cui sorgevano gli agri municipali ; si estendeva dall’attuale Sant’Erasmo sino quasi Venezia.
L’isola originariamente chiamata “Amurianas, Amurianum” fu abitata dagli altinati e successivamente dagli opitergini; pare che fin da epoche precedenti risalenti all’età romana, risalenti all’età romana il popolo indigeno degli euganei risiedesse in queste terre.
L’isola vide un corposo aumento della popolazione nei secoli V, VI, VII in quanto molti vi trovarono rifugio dalle irruzioni barbariche. Le svariate famiglie nobili che vi abitarono svilupparono l’isola sul piano commerciale e industriale, si pensa quindi che Murano non si sia popolata e non sia divenuta importante solo grazie all’arte vetraia.
Dal VII secolo al XII l’isola si governò sempre con leggi proprie e dal 1275 attraverso un podestà . Il Maggior Consiglio della Repubblica nominava il podestà che doveva essere tassativamente di sangue patrizio.
Murano conservò in ogni tempo il suo nobile Consiglio Maggiore e nel 1602 aprì il Libro d’Oro ammettendovi solo centosettantatrè famiglie, che successivamente aumentarono. Tra i privilegi più importanti troviamo la possibilità delle famiglie di accedere alle prime cariche del ministero repubblicano ed il privilegio speciale che che concedeva alle figlie dei fabbricatori o capo-mastri vetrai dell’isola lagunare di prendere marito un patrizio veneziano, conservando ai nati dal matrimonio e a tutti i discendenti la nobiltà in tutti i suoi gradi.
Possiamo ritrovare svariati fattori riconducibili alla sempre maggiore importanza di Venezia come centro vetraio nel periodo medievale e la condussero alla definitiva supremazia nel Rinascimento: tra questi troviamo la posizione geografica, che consentì di stabilire legami commerciali sia con l’Europa che con Costantinopoli e l’Oriente.
Fonte – Tosi A., ” La memoria del vetro, Murano e l’arte vetraia nelle storie dei suoi maestri”. Venezia, marsiloeditori
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